venerdì 29 luglio 2011

Seminario Lago Maggiore - luglio 2011 - Relazione di Sara Bovio

  Sara Bovio  RELAZIONE GIOCODANZA®
   Cara Marinella,

  quest’anno tra gli altri mi è stato affidato un corso di bambine di sette anni. Da subito sono stata contenta di vedere che erano sveglie e che mi seguivano bene ma, dopo poche lezioni, una di loro ha iniziato a essere un po’ esclusa dalle altre. Era un tipino solitario un po’ particolare, una bimba spesso imbronciata, critica nei confronti delle altre, un po’ pigra ma molto seria e ordinata (prima di iniziare la lezione piegava e impilava perfettamente tutti i suoi vestiti… una perfezionista). In seguito ho visto che faceva fatica ad accettare le mie correzioni soprattutto il fatto di non riuscire a svolgere correttamente un esercizio, si arrabbiava tantissimo e a volte mi rispondeva anche male ad alta voce. Ho pensato quindi di parlare con la mamma che mi ha subito confermato che quello che avveniva a danza avveniva anche a scuola e a casa dove forse soffriva un po’ per l’esuberanza e l’intraprendenza della sorellina più piccola, e proprio perché sapeva che la bambina faceva fatica a fare amicizia aveva pensato di iscriverla a danza per cercare di integrarla con gli altri bambini. Non mi sono persa d’animo e ho cercato sempre di coinvolgerla nelle lezioni ma devo dire che se avessi frequentato prima il corso di giocodanza sarei stata molto più preparata ad affrontare questa situazione, a creare lo spirito di gruppo e a farmi suggerire da Lulù le correzioni per non farla sentire giudicata.

  Inoltre mi è accaduto di fare alcune sostituzioni con bimbi di quattro e cinque anni e devo dire che mi sono trovata in grande difficoltà soprattutto nel riuscire a mantenere viva la loro attenzione. Ho deciso allora di correre ai ripari… Avevo sentito parlare della metodologia del giocodanza, ho cercato e trovato molte informazioni in rete e parecchie testimonianze positive, così ho deciso di iscrivermi al corso.

  Ho capito da subito il valore dell’approccio “giocoso” che caratterizza questo metodo didattico (che potrò spiegare anche ai genitori), un gioco di tipo educativo, con delle regole e dei contenuti ben precisi che in qualche modo rimangono nei bambini al di là che poi proseguano la carriera di ballerini oppure si dedichino ad altro.

  Ho iniziato a studiare danza all’età di sei anni, dopo averlo chiesto esplicitamente alla mamma. Mi ricordo ancora molto bene la sala in cui si studiava, la maestra, le compagne e alcuni esercizi di propedeutica che a me, anche se trattatati in modo tradizionale, non sono mai pesati. Così non è stato per quasi tutte le mie compagne che hanno presto abbandonato lo studio della danza e considerando anche che i bambini oggi ricevono moltissimi stimoli, fanno fatica a concentrarsi e si spazientiscono facilmente è necessario cambiare approccio. Dopo aver frequentato il corso devo dire che oltre a dispiacermi per cosa mi sono persa da piccola… non vedo l’ora di adottare questo metodo nelle mie lezioni, perché se è vero che la danza è per pochi, gli insegnamenti che può dare sono preziosi ed è bene che siano per tanti, non solo per gli allievi dotati o per i più tenaci.

  Sia che si abbia una scuola propria o l’affidamento di alcuni corsi è importante cercare di non perdere allievi durante l’anno e non faccio fatica a credere che con il giocodanza questo non avvenga: le lezioni sono divertenti, piene di attesa per scoprire come si svolge il gioco o come proseguirà durante la lezione successiva. Senza fatica le bambine imparano la tecnica, la postura e molti altri elementi importanti come la percezione corporea, l’utilizzo del campo visivo e uditivo, il conteggio della musica, imparano a mantenere il loro posto nello spazio o ritrovarlo senza sentirsi smarrite nel momento in cui si trovano in un luogo diverso dall’aula di danza (problema a cui ho tentato di porre rimedio cambiando il fronte delle lezioni ma non con tutti questo si è rivelato sufficiente).

  Già prima di affrontare questo corso ho sempre cercato di rendere meno noiose le mie lezioni soprattutto ai bimbi più piccoli utilizzando musiche vivaci che piacciono ai bambini, oppure colonne sonore di cartoni animati e variando molto gli esercizi, introducendo lo studio del ritmo, la danza libera e piccole coreografie. Quello che però trovo davvero innovativo nella metodologia del giocodanza è il modo di porsi verso i bambini, la maestra diventa un compagno di giochi, di fronte al quale anche i più timidi non si sentono giudicati: credo che questo modo di proporsi, unito al fatto che non esistono bambini a cui non piaccia giocare, siano le ragioni principali per la quale la metodologia ha tanto successo.

  Quello che voglio fare dalle prossime lezioni è cercare di propormi così, come una compagna di giochi senza smettere di pretendere il rigore nell’esecuzione della parte tecnica o nel rispetto delle regole dei gioco così come avviene in questa metodologia dove il gioco e la danza sono perfettamente fusi e in equilibrio tra di loro.

  Un’altra idea che mi piacerebbe adottare è quella di fare partecipare anche le mamme o i papà alla lezione dimostrativa proprio perché si rendano conto del lavoro che sta dietro al gioco e ne approfittino per giocare insieme ai loro bambini. Tanti genitori lo fanno di rado perché hanno poco tempo o sono stressati dal lavoro e allora li “parcheggiano” davanti alla tv inevitabilmente impigridendoli.

  È stato anche interessante vedere come ai più grandi si possono proporre giochi un po’ più impegnativi dal punto di vista della tecnica ma comunque divertenti. So che probabilmente sarà faticoso tenere alto il ritmo della lezione per non arrivare alla saturazione e allo stesso tempo non essere travolta dall’entusiasmo delle bambine… nel caso… il corso insegna… ci sono sempre i giochi del ritorno alla calma!

Immaginazione, sogno e fantasia si sono risvegliate in me,

grazie Marinella!

Nessun commento: