domenica 30 gennaio 2011

Relazione GIOCODANZA® di Simona Raffi - Torino 2011

             Quattro week end per tornare bambine!
    Dopo pochissimo dall’inizio della lezione mi sentivo già sulla strada del non ritorno dall’ isola che non c’è, ovvero dove si vuole rimanere per sempre bambini...
    Con molto piacere ho scoperto di non essere andata da sola sull’isola, ma in compagnia di tante altre ragazze desiderose di immergersi nel mondo di fantasia dove ci stava conducendo la nostra maestra Marinella!
    Dopo aver fatto la reciproca conoscenza e superato i primi attimi di imbarazzo, nel giro di poche ore ci siamo trasformate in bellissime principesse, buffi animaletti, nanetti birichini e poi ancora in sirene dai lunghi capelli e pirati prepotenti. Abbiamo imparato a volare come delle piccole api laboriose o a librarsi nell’aria sospinte da un soffio di vento.
Abbiamo anche viaggiato molto, spesso ci si spostava in treno, ma sempre si trattava di un treno un po’ speciale! Abbiamo visitato diversi Paesi tra cui Argentina, Cina e Far West, poi siamo anche finite in un castello misterioso e ci siamo trasformate in statue. A proposito di statue... siamo anche diventate scultrici!
    La maestra poi ci ha fatto divertire con dei semplicissimi oggetti che con la fantasia si trasformavano nelle cose più svariate!
    Insomma nei quattro week end trascorsi si è giocato tanto, ci si è divertite e si sono apprese tante idee su come rendere divertente la propedeutica della danza, ed è stato interessante anche vedere le proposte scaturite dalle altre ragazze.
    Quando mi sono iscritta al corso in effetti già un po’ sapevo a cosa sarei andata incontro perchè avevo già partecipato alla lezione introduttiva per il corso che si sarebbe tenuto a Milano, ma che poi non avevo potuto seguire. Quando invece avevo preso parte alla primissima lezione ero assolutamente felice di aver trovato una Maestra che si avvicinasse molto al modo in cui volevo insegnare danza! Sì, perchè in passato cercavo di proporre le solite lezioni di propedeutica, ma mi rendevo pian piano conto che i bimbi di oggi non sono più quelli di una volta: non si accontentano di una serie di esercizi da svolgere, ma richiedono molta più fantasia da parte dell’insegnante per tenere viva la loro attenzione e curiosità. Quindi avevo già provato ad inserire dei piccoli giochi all’interno delle lezioni, ma o si trattava di semplici nomi buffi per identificare gli esercizi, o di veri e propri giochi che però avevano solo lo scopo di intrattenere le bambine e farle divertire un po’ tra un esercizio e l’altro.
   Grazie al Giocodanza invece ho capito (o almeno spero!!) come poter mescolare la “tecnica” al gioco creativo e allo stesso tempo educativo.
    Da quando ho iniziato a frequentare il corso ho subito provato a sperimentare i giochi con le mie piccole allieve ed ho subito notato come cresceva il loro interesse per la lezione! Non ho più visto visini annoiati, ma anzi gli occhietti delle mie bibmbe brillavano al solo pensiero di iniziare un percorso fantastico insieme! E con grande gioia vedevo come di volta in volta fossero loro a chiedermi di fare un gioco piuttosto che un altro: non solo i giochi più divertenti e “scalmanati”, ma ache quelli di concentrazione; pobabilmente si sentivano grandi e in qualche modo appagate dagli elogi della maestra qualora avessero svolto correttamente l’esercizio-gioco!
Per Natale inoltre ho voluto provare a fare la lezione aperta con il coinvolgimento diretto dei genitori (proprio come ci ha suggerito la maestra Marinella!) e devo dire che è stato un successo!  
    A parte il fatto che è stato davvero divertente anche per me, vedevo nonne con le calzine antiscivolo mettersi per terra a gambe incrociate, mamme con la schiena drittissima e le punte stese e perfino papà che strisciavano per terra!! Le bimbe ovviamente erano contente di poter condividere la loro lezione di danza coi propri genitori e loro stessi, a fine lezione, erano entusiasti del lavoro svolto con le figlie!

    Grazie al Giocodanza ho capito che tipo di insegnante voglio diventare: non una maestra vecchio stile, gonnellone, scialle nero e capelli tirati in un severo chignon, ma una maestra giovane dentro, che sappia giocare con le proprie allieve perchè crede in quello che fa, che sappia ridere insieme alle bimbe e che sia una loro compagna di giochi e di avventura oltre che saldo punto di riferimento!
Grazie Giocodanza, Grazie Marinella!
Simona Ranfi

Relazione GIOCODANZA® di Mariarosa Marenghi - Torino 2011

   Dopo aver frequentato il corso di Giocodanza, Marinella ha richiesto una relazione scritta. Io avrei innumerevoli concetti da manifestare ma leggendo le altre relazioni dei tanti partecipanti ai corsi passati, mi sono resa conto che è stato già scritto tutto quello che vorrei esprimere e allora mi trovo qui davanti al computer e penso: - Adesso cosa dirò che non è stato già esposto? Potrei raccontare la mia storia cominciando così: - “ Sin da bambina ho la passione per la danza “, … No, no! Troppo banale, e soprattutto comune a migliaia di storie simili; allora, per essere diversa dagli altri ho deciso di raccontare il finale della mia storia con la speranza che sia l’inizio di una lunga carriera.
    Sono una cinquantenne e solo da quattro anni insegno danza creativa. Sono un’autodidatta poiché non possiedo un diploma accademico di danza; tuttavia nel corso della mia vita ho fatto, e faccio tuttora, salti mortali pur di frequentare corsi di danza, partecipare a seminari, aggiornarmi continuamente, leggere libri specializzati.
    Da quando esiste Internet, vi navigo spesso alla ricerca di siti sull’argomento “Movimento del Corpo” e un giorno appunto ho trovato la parola “giocodanza” che mi ha suscitato non poca curiosità. Approfondendo il significato e l’origine, mi sono ripromessa di dover frequentare il corso non appena ne avrei avuta la possibilità economica. Finalmente quest’anno si è concretizzata la mia promessa.
    Essendo già in possesso del libro di Marinella da circa due anni, non tutto era a me sconosciuto.
    Ho trovato davvero stupefacente il metodo che ci ha trasmesso e il suo modo di porsi in classe con noi “bambine” è stato qualcosa del tutto nuovo e da me mai sperimentato. Non possedendo le solide basi della tecnica di danza classica, durante le lezioni mi sono davvero sentita come una sua alunna di cinque anni che senza alcuno sforzo, difficoltà o disagio riusciva a scoprire i segreti (per me) della danza classica divertendosi.
   - Cara Marinella, purtroppo mi manca gran parte della preparazione tecnica come hai potuto notare dai miei “ saltini ”, ma ogni volta che “ GIOCODANZO ” con le mie bambine del corso di danza creativa, il desiderio di chiederti di poter iscrivermi alla tua scuola cresce sempre di più, spinto dall’ambizione di poter proseguire gli studi di danza classica “ fino all’età adulta “ e, una volta “ cresciuta “, di cercare di essere una maestra favolosa come te.
    QUESTO E’ QUELLO CHE VOGLIO FARE DA GRANDE!
Mariarosa Marenghi

martedì 25 gennaio 2011

Relazione GIOCODANZA® di Federica Romano - Torino 2011

         Cara Marinella,

    il corso che ho frequentato è stato molto significativo per la mia esperienza di insegnante e ha soddisfatto appieno le mie aspettative, fornendomi validi e adeguati strumenti didattici per affrontare le difficoltà di approccio comunicativo e di relazione con bambini così piccoli.
    La principale difficoltà che incontravo, prima di conoscere e applicare il metodo del Giocodanza, era quella di non essere in grado di catturare l’attenzione dei bambini in modo continuativo durante tutta la lezione. Ciò, indubbiamente, era fonte di grande frustrazione per me che non riuscivo a coinvolgerli in un’attività seppur così attraente e appassionante come la danza. Penso che ciò fosse dovuto al fatto che il gioco (momento nel quale i bambini si mostravano maggiormente interessati) costituiva per me una semplice pausa di riposo dalla lezione “standard”, e non un reale strumento didattico.
    I giochi che ho sperimentato durante il tuo corso sono invece ben strutturati e finalizzati a obiettivi specifici e uniscono due ambiti per me prima separati: la tecnica della danza e il gioco. L’attenzione dei bambini è sensibilmente catturata da esercizi che di per sé possono sembrare noiosi e ripetitivi, ma che sono resi coinvolgenti da una cornice fantasiosa e ludica.
    Ho potuto sperimentare direttamente nelle mie lezioni come il gioco mi abbia aiutato a creare un clima molto più sereno e leggero perché più vicino ai bambini, e gli stessi ordini che prima faticavo eccessivamente a far eseguire, vengono ora naturalmente messi in pratica all’interno dei giochi proposti.
    Penso ad esempio alla mia iniziale difficoltà ad introdurre concetti spaziali come quelli di disporsi in fila o in linea così ben evidenziati e comunicati all’interno del “Gioco della giungla”. E’ stato sorprendente osservare come i miei allievi, durante il gioco, si disponessero in ordine in un batti baleno (cosa prima impensabile) perché bisognava attraversare un luogo angusto della giungla, o mettessero la massima attenzione nel ricordare i nomi degli angoli della stanza perché si sarebbero dovuti riparare dal leone. Così come è per me fonte di grande gioia l’abbraccio in cui i bambini, entusiasti, mi stringono al termine dei giochi.
    Al di là delle singole proposte ludiche, ho trovato inoltre molto utile osservare l’atteggiamento da te adottato durante le lezioni. Anch’io infatti, come allieva, sono stata catturata dal tuo carisma capace di trasportarci in luoghi fantastici e di drammatizzare in modo vivace le situazioni proposte. Questo mi ha permesso di ridiventare bambina per qualche ora e di immedesimarmi così nei miei piccoli allievi: se io adulta, infatti, provavo quella gioia nel giocare, potevo immaginare quale impatto potesse avere tale approccio nei bambini.
    Ho superato così il pudore iniziale che provavo nel mettermi allo stesso livello dei miei piccoli allievi e con mia grande gioia ho riaperto un cassetto che forse da troppo tempo era chiuso, quello della fantasia. Mi sono resa conto, infatti, che i molti anni di studio (scolastico, universitario, coreutico) mi avevano sì formato e fornito una solida impalcatura, ma nello stesso tempo mi avevano in qualche modo irrigidita, come tu stessa ci hai fatto spesso notare durante il corso.
   Se penso quindi ad una sostanziale differenza tra un prima e un dopo, la mia sensazione è quella di essermi appropriata di un linguaggio che mi ha permesso di colmare la distanza che prima percepivo molto forte soprattutto con i bambini più piccoli. Sento così di aver acquisito maggiore sicurezza perché ho individuato un percorso da poter ulteriormente sviluppare e approfondire.


Di questo devo ringraziare te, cara Marinella, che mi hai insegnato la lingua con cui si parla ai bambini.
Un abbraccio,
Federica.

Relazione GIOCODANZA® di Elisa Vergani - Milano 2011

    Frequento un corso di danza classica dall’ormai lontano 1993, cioè da quando avevo 6 anni. Mi ricordo che le lezioni iniziavano sempre con gli esercizi a terra per riscaldarci e per potenziare l’apertura delle gambe, in seguito si andava alla sbarra e in centro per eseguire gli esercizi di tecnica. Mi piaceva fare danza, anche se l’unico momento di puro divertimento in cui potevamo esprimerci liberamente era il ballo libero finale.
    Qualche anno fa, guardando i balletti proposti al saggio di fine anno dai corsi propedeutici, mi sono resa conto del rinnovamento del metodo utilizzato con le bimbe più piccole. Infatti sul palco sono “apparsi” degli attrezzi come cerchi, veli, paracadute…e le piccole ballerine si trasformavano magicamente in graziosi animaletti o personaggi buffi. Mi hanno detto che quel metodo così innovativo si chiamava Giocodanza e, sentendo questo nome, ho subito immaginato che si imparassero le basi della tecnica classica attraverso vari giochi. Ma il dubbio era: con quali giochi è possibile insegnare danza? Con questo metodo, si impara solamente la tecnica o c’è qualcosa in più?
    Il dubbio mi è rimasto fino al 2007, anno in cui la direttrice della scuola che frequento mi ha chiesto di diventare assistente nel corso di Giocodanza 2 (quell’anno i corsi di Giocodanza nella nostra scuola erano due, il primo per le bimbe di 4 anni e il secondo per quelle di 5 anni). Ho accettato l’incarico con qualche riserva perché ho sempre detto che non avrei mai insegnato danza nella mia vita. Dal momento in cui ho messo piede in quella sala, ho capito che le bimbe non stavano imparando solamente la tecnica. Durante le prime lezioni sono stata un po’ in disparte e mi sono limitata a correggere le posizioni errate però ho avuto la possibilità di osservare il comportamento delle bambine: si notava che i loro occhi erano rapiti da quello che diceva l’insegnante e la gioia e l’allegria che si leggevano sui loro volti, erano contagiose. Col passare del tempo ho iniziato a prender parte ai giochi e ho capito il motivo dell’allegria delle bambine: quasi senza accorgersene e, soprattutto tramite un’attività ludica potevano imparare le basi tecniche della danza ma anche come relazionarsi con le altre bambine, come utilizzare lo spazio, come contare la musica e molto, molto altro.
    Per il saggio di quell’anno, l’insegnante dei corsi di Giocodanza ha proposto l’idea di riservare una serata solo per l’esibizione delle bimbe, in modo che il loro saggio fosse proprio il “loro”, creandolo su misura per le loro esigenze e dando alle piccole della scuola l’opportunità di esibirsi il più possibile senza essere “oscurate” dai balletti dei grandi. L’idea è stata accolta e approvata immediatamente e quindi l’insegnante di Giocodanza, insieme a me e alle due assistenti del corso Giocodanza 1, ha elaborato una scaletta ad hoc per permettere alle bimbe di mostrare quello che avevano imparato durate l’anno. Questo tipo di spettacolo ha riscosso un enorme successo tra i genitori tanto che l’idea del saggio di Giocodanza è stata riproposta negli anni successivi con cambiamenti dettati dall’esperienza passata (quest’anno, per esempio, il saggio del Giocodanza si è svolto di sabato pomeriggio per agevolare il più possibile bambine e genitori).
    L’anno successivo i gruppi di Giocodanza sono diventati tre e l’insegnante ha deciso di affidare la responsabilità di ogni gruppo a una delle assistenti. Io ho continuato a seguire il mio primo gruppo che ormai era diventato Giocodanza 3 partecipando però alle lezioni degli altri gruppi e, in questo modo, ho avuto l’opportunità di vedere e provare i giochi dei vari livelli. Più passavano i mesi, più l’insegnante ci lasciava condurre i giochi da sole, dandoci sempre preziosi consigli per migliorare il nostro approccio con le bambine e il modo di correggerle. Così siamo arrivate allo scorso anno accademico, un anno che per me è stato particolare sotto molti punti di vista relativi sia alla mia vita privata sia alla danza. Per quanto riguarda la mia vita privata, ho avuto una grande gioia seguita, purtroppo da un grandissimo dolore. Infatti, pochi mesi dopo il conseguimento a pieni voti della laurea triennale in Mediazione Linguistica e Culturale, abbiamo scoperto che mio papà aveva una malattia incurabile che se l’è portato via in 8 mesi. La situazione a casa era piuttosto pesante ma quelle poche ore la settimana che passavo con le bambine del Giocodanza mi hanno sempre aiutato a non pensare per un po’ a quel grave problema. Le bambine più piccole hanno davvero la forza di strapparti un sorriso anche nelle situazioni più difficili…
    Per quanto riguarda la danza, ho lavorato per la prima volta con la totale responsabilità del corso affidatomi perché l’insegnante cui ho sempre fatto da assistente ci ha seguito solo come supervisore esterno e per la prima volta, con molta ansia da parte mia, ho dovuto anche preparare il saggio di fine anno delle mie allieve. Quest’anno poi, io Claudia (un’altra ragazza presente al corso) siamo le insegnanti dei corsi di Giocodanza e per questo, anche grazie al suggerimento dell’insegnante che abbiamo sempre aiutato, stiamo frequentando il workshop a Milano. Per assorbire più nozioni possibili e non essere influenzata da tutto ciò che conoscevo già, ho cercato di immaginare di non aver mai assistito a una lezione di Giocodanza, anche se è stato molto difficile perché in realtà conoscevo già il metodo da quattro anni. Devo comunque ammettere, dando ragione all’insegnante che ci ha suggerito di frequentare il corso, che provare i giochi in prima persona mentre chi te li spiega è colei che ha inventato il metodo è decisamente diverso da vederli riportati da un’altra persona perché ognuno fa delle modifiche in base alle proprie esperienze.
   In questi anni ho lavorato come assistente anche nei corsi inferiori di danza classica e la prima conclusione che posso trarre da questa esperienza a favore del Giocodanza è che raramente mi è capitato di vedere una bambina di questi corsi con un’espressione annoiata, anzi le bimbe sono sempre in attesa di una novità, di una sorpresa, di un colpo di scena durante la lezione. Sicuramente è diverso anche il rapporto che si crea tra l’insegnante e le bambine perché molto spesso si gioca tutte insieme. Ho anche notato che alle bambine che hanno frequentato il Giocodanza, non è necessario rispiegare per esempio le posizioni di base o i portamenti delle braccia perché, anche se spesso inconsciamente, li hanno già imparati. L’insegnamento del Giocodanza ha cambiato anche me: anche se all’inizio non è stato semplice relazionarmi con le bambine visto che sono piuttosto introversa, silenziosa e fatico a dare subito confidenza alle persone che non conosco, sono riuscita a instaurare un bel rapporto con le bambine e mi riempie di gioia ricevere saluti calorosi quando le incontro al di fuori del contesto “danza”.
    Dopo quasi quattro anni in cui sperimentiamo Giocodanza insegnato a tre gruppi di bambine di età pressoché omogenee (4 anni, 5 anni e 6 anni) credo che ormai abbiamo raggiunto un buon equilibrio e penso che continuare a insegnare Giocodanza in questo modo porti a dei buoni risultati. Trovo inoltre molto comodo preparare uno schema delle lezioni all’inizio dell’anno sentendomi però libera di variare la lezione in base alle giornate, a come mi sento io e a come si comportano le bambine. Mi dispiace solo non aver assistito alla prima applicazione del Giocodanza in gruppi che avevano già iniziato a frequentare i corsi di propedeutica classica per vedere la reazione delle bambine a questo cambiamento. Vedo comunque che le bambine sono contente di tutto ciò che fanno e, da quello che mi dicono le mamme, anche a casa le bimbe si divertono a mostrare e a insegnare ai genitori i giochi fatti durante le lezioni.

Relazione di GIOCODANZA® di Carmen Venditti - Milano 2011

La mia esperienza con il metodo GIOCODANZA è cominciata con la partecipazione al corso. In precedenza ho insegnato per sei anni la danza propedeutica.Nell’ultimo anno mi sono accorta che le mie allieve a lezione si annoiavano e avevo difficoltà a mantenere vivo il loro interesse per la danza. Ho deciso allora di mettermi alla ricerca di qualcosa di nuovo e di stimolante per me e le mie allieve.

Ho scoperto così l’esistenza del giocodanza e sin da subito mi ha colpito l’idea innovativa di insegnare la danza attraverso il gioco.

Mi sono iscritta al corso e mi è piaciuto molto il metodo di insegnamento utilizzato: trovarsi dall’altra parte, giocare, creare e fantasticare mi ha aiutato a seguire in maniera più piacevole e attiva tutte le lezioni. In concomitanza con il corso ho cominciato ad insegnare a bambine e bambini di 4,5 e 6 anni utilizzando questo metodo e ho notato una reazione diversa: i bambini si divertono, non ci sono più faccini annoiati e io ho la possibilità di insegnare divertendomi e in un ambiente più allegro.
Frequentare e mettere in atto il giocodanza con i miei allievi ha aiutato anche me a ritrovare la voglia di insegnare.
Preparare la lezione è diventato un momento divertente e mi da la possibilità di liberare la mia fantasia. In questi tre mesi ho potuto sperimentare alcuni esercizi svolti al corso e crearne di nuovi.
Vedere i bambini felici di venire a lezione e curiosi di sapere che cosa accadrà nella lezione successiva è la cosa più bella per me.
Visti i risvolti positivi continuerò sicuramente ad insegnare giocodanza cercando di stimolare i miei allievi in modo che possano avvicinarsi con entusiasmo a questa disciplina.

Relazione GIOCODANZA® di Francesca Vasecchi Milano 2011

    Quest’anno mi è stato affidato un corso di bambine di 5 anni e nonostante fosse quello che avrei sempre voluto fare, appena si è presentata quest’ occasione, mi sono agitata, ho avuto paura di far fare loro cose sbagliate; così mi sono informata tramite alcune insegnanti e su internet se c’erano corsi per insegnanti mirati alla danza propedeutica, in questa occasione ho conosciuto il Giocodanza
    Quello che mi serviva erano consigli su come affrontare le lezioni, ed esercizi che tenessero sempre un riguardo alla salute dei piccoli. Così ho deciso di compilare il modulo ed iscrivermi.
    Il primo giorno di lezione mi sentivo leggermente a disagio anche perché avevo iniziato il corso al secondo incontro (avrei poi recuperato il primo incontro a Torino).
    Alcune ragazze erano già sedute lungo i lati della sala, ed io ho chiesto ad una ragazza come si sarebbe svolto il pomeriggio e lei mi ha risposto che noi avremmo dovuto fare le bambine e la Sig.ra Santini avrebbe fatto la maestra . In tutta sincerità ammetto che la cosa mi ha lasciata perplessa, non mi aspettavo certo una cosa del genere.
   Quando è arrivata Marinella mi è sembrata una persona allegra, lo avevo capito perché quando sorrideva usava gli occhi e non solo le labbra.
Dopo poco ero già a mio agio, mi stavo divertendo, e ho notato che tirare fuori la fanciullina che è in me non è poi così male! Tornando bambina ho potuto diventare un trenino, una scultura, andare nella giungla e trasformarmi in tanti animali, fare la signora spocchiosa, ronzare con naturalezza per la sala con la mia compagna di alveare Claudia e fare tanti giochi divertenti. Per fortuna prima di fare tutto questo abbiamo fatto i giochi rompighiaccio così ho avuto modo di scambiare un saluto con tutte le mie compagne di corso, altrimenti io tendo ad essere un pò timida.
    Durante questi incontri talvolta siamo passate da bambine a insegnanti, per analizzare il lavoro fatto e ascoltare i consigli di Marinella, che pone sempre un occhio di riguardo per la salute delle allieve, e non si è mai stancata di ripeterci che la struttura dei nostri piccoli allievi è delicatissima, e il nostro compito è di insegnargli questa favolosa arte con consapevolezza; senza sottovalutare mai la psiche dei bambini, che a volte possono aver paura di alcune musiche o sentirsi a disagio per la loro costituzione.
    Ogni volta sono tornata dagli incontri desiderosa di fare lezioni alle mie allieve e scoprire le loro reazioni. La prima lezione ho inserito alcuni giochi, ma la vera svolta è avvenuta la lezione successiva quando le bambine sono arrivate con tanta voglia di fare lezione ( la mia sensazione fino a quel giorno era che venissero solo perché i genitori le portavano). Per i giochi che fin’ora ho proposto non ho riscontrato problemi, anche se utilizzo una musica diversa per la giungla perché nella prima parte le bambine sono felici di venire con me in questo luogo magico però all’arrivo del leone alcune si sono spaventate.Nonostante si giochi, lo facciamo in maniera educativa e in modo ordinato seguendo le regole del gioco e prestando sempre attenzione alla voce guida o ai segnali sonori.
    Le mie allieve da quando ho iniziato ad utilizzare questa metodologia, nonostante la giovane età sono piu ordinate, e hanno imparato che per la buona riuscita dei giochi devono prima di tutto ascoltare le spiegazioni della maestra e prestare attenzione a tutti i segnali che vengono dati durante la lezione.
    Ho notato che le allieve arrivano sempre sulla scia della vita frenetica dei genitori, la lezione inizia poco dopo la fine dell’asilo e sono sempre abbastanza agitate; a questo proposito ho trovato molto utile l’angolo delle chiacchiere dove le bambine si dispongono a inizio lezione, e siccome hanno 5 anni do loro qualche minuto per raccontarmi della loro giornata, delle gite, e nel frattempo si tranquillizzano e inconsapevolmente portano l’atmosfera ai livelli giusti per lo svolgimento della lezione.

    La mia esperienza al workshop di giocodanza è stata positiva, sono molto felice di avervi partecipato.
Un grazie a Marinella per tutti i sorrisi che ha fatto spuntare sul nostro viso con la sua naturale simpatia, per la sua voglia di insegnarci e divertirsi con noi e per avermi tolto l’agitazione che provavo nei confronti delle mie allieve.
    Grazie a claudia per averci accompagnate in questo percorso, per la sua disponibilità e per la sua risata contagiosa. Una bellissima esperienza che spero ripeteremo in un futuro aggiornamento con nuovi giochi della nostra maestra Marinella.

Relazione di GIOCODANZA® Milano 2011 di Elisabetta Tosi

Mi sono formata ai corsi normali dell'Accademia Nazionale di Danza e diplomata al Liceo Coreutico, e nonostante io non abbia frequentato il corso avviamento, ho cominciato ad insegnare perché è quello che ho sempre desiderato fare.
Ogni tanto quando chiedo alle mie allieve cosa vogliono diventare da grandi le risposte sono : la parrucchiera, la ballerina, la dottoressa etc. Ripenso a me che all'età di otto anni rispondevo “farò la maestra di danza, tra tre anni mi trasferirò a Roma”. Così è stato ed eccomi qui!
Sono trascorsi quindici anni di insegnamento e oggi grazie al Giocodanza ho appreso un metodo che mi ha permesso di ammorbidire gli schemi rigidi e per i bambini poco stimolanti del metodo “accademico”. Fondamentalmente il fine ultimo rispetto a prima non è cambiato ma è sicuramente cambiata la modalità con cui raggiungerlo.

Liberazione, innovazione, emozione, gioia, fatica e curiosità, sono gli aggettivi che meglio descrivono ciò che per me è stato partecipare al seminario di Giocodanza.

Liberazione : finalmente insegnare ai bambini la propedeutica è un momento di sfogo sia per loro che per me, con questo metodo imparano sorridendo, e io ottengo gli stessi risultati di quando seguivo il metodo “accademico” (anzi forse anche di più perché l'attenzione dei bambini è sempre desta).
Innovazione : l'originalità e il continuo stimolo alla fantasia sono al centro della lezione, è difficile che anche in esercizi che magari già applicavo, ora io non abbia aggiunto qualche novità.
Emozione: perché ripenso alla citazione che ci hai fatto al primo incontro di Giocodanza “il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che è dentro di sé” di Neruda . È stato veramente emozionante riscoprire in me la voglia di giocare a lezione con gli allievi, di proporre ogni volta qualcosa che faccia loro brillare gli occhi e che, mentre lo propongo, nello specchio scorgo che brillano anche i miei!
Fatica: alla fine della prima lezione di Giocodanza, prima di svolgere il rito del saluto, scherzando mi hai detto: “Su su Elisabetta sei stanca? Tu pensavi di dire, vado a Giocodanza eh!...” hai ragione fino ad oggi la lezione di propedeutica per me insegnante era faticosa dal punto di vista più che altro didattico perché dovevo mostrare-spiegare l'esercizio attendere lo svolgimento e fare le correzioni opportune. Oggi credimi credo di faticare fisicamente di più che con degli allievi di primo o secondo corso da impostare. Ma giocare con loro è troppo divertente e non resisto solo ad osservarli!
Curiosità: perché se i miei allievi provano anche solo un minimo della curiosità che ho provato io prima di ogni incontro di Giocodanza, è sicuramente un ottimo risultato per tenere sempre vivo il loro interesse e per aiutarli a far crescere sempre di più la passione per lo studio della danza. Ora ancora prima di entrare in sala per l'inizio della lezione, appena mi vedono chiedono “oggi cosa facciamo?”
-- Spero di essere riuscita a trasmetterti con queste righe l'energia e l'entusiasmo che mi ha dato questa esperienza estremamente formativa.
E' stato molto stimolante applicare fin da subito questo metodo, all'inizio non posso nasconderti che ero un po' riluttante nel pensare di stravolgere il mio schema di lezione, mi
sembrava così strano proporre gli esercizi tutti sotto forma di gioco, ma è bastata la prima lezione per farmi ricredere, sembrava quasi che le allieve non facessero fatica.

Ho appena svolto come tutti gli anni le lezioni dimostrative in occasione delle festività natalizie a cui sono invitati ad assistere i genitori degli allievi. Anche loro sono rimasti piacevolmente colpiti da quanto e soprattutto da come i loro figli stiano lavorando. Come ben saprai è molto difficile nel mondo (o forse sarebbe più opportuno dire nella giungla) delle scuole di danza private far arrivare il messaggio didattico-educativo, di ciò che proponiamo, alle famiglie che prendono la lezione di danza il più delle volte come mero luogo di sfogo e non di formazione per i loro figli o che vorrebbero già a sette otto anni vederle sulle punte solo perché le hanno iscritte ad una scuola di danza classica.
È stato interessante invece far vedere come pur divertendosi possano i loro figli apprendere, conoscere il proprio corpo, liberare la fantasia, sviluppare la muscolatura, e costruire così le basi per quello che sarà il percorso difficilissimo della tecnica accademica. Alcuni genitori di allievi che avevo anche negli anni passati hanno notato e molto appezzato il nuovo modo di proporre la lezione di danza.

A te quindi Marinella un ringraziamento di cuore da me e soprattutto dai miei allievi di oggi e di domani, ora sempre desiderosi curiosi, gioiosi di entrare in sala di danza per affrontare “l'itinerario”della lezione.

lunedì 24 gennaio 2011

Relazione GIOCODANZA® di Patrizia Tinnirello corso di Milano 2011

La mia esperienza del Giocodanza?
Beh, c’è un mondo ormai dimenticato da noi adulti che in confronto,quello reale in cui viviamo è nulla.
L’immaginazione è l’arma più potente che un individuo possiede perché ha la capacità di vedere e soprattutto di provare emozioni già conosciute o persino mai provate.
Questo è quello che ho riscoperto…si riscoperto..uso questa parola apposta,proprio perché la mia esperienza è stata esattamente l’apertura di un cassetto che non era stato gettato ma semplicemente chiuso.
Perché noi adulti non viviamo più anche di queste cose ormai accantonate?
Ho riscoperto mondi della mia fantasia che credevo spariti,ma la cosa ancora più sorprendente è che ho riscoperto una capacità in più ovvero che la mia fantasia è infinita perché essendo stimolata mi porta ad immaginare ancora più cose di quelle che credevo di poter riuscita ad immaginare.
La mia esperienza è stata quindi una continua sensazione di stupore.Soprattutto in quei momenti in cui mi rendevo conto di applicare dei movimenti tecnici e di essere questi stessi inclusi nelle emozioni provenienti dalla mia immaginazione.
È stato bellissimo altresì vedere il divertimento delle mie piccole allieve che si prodigavano con entusiasmo all’eseguire ogni “gioco”. I loro occhi però erano diversi dai miei ed ho provato invidia verso di loro perché ho capito che in quei momenti era come se si trovassero totalmente nel loro mondo e a loro agio mentre io ero sempre un’estranea quando ero al corso perché il mio mondo ormai è la realtà.
È stato molto bello vederle così entusiaste! La danza è espressione ed emozione e con il Giocodanza è possibile avvicinarle a quello che significa interiormente esprimere e comunicare agli altri con il corpo e la mente senza mai dimenticare la tecnica che in questo corso viene insegnata come propedeutica in modo da preparare le piccole ad essere pronte da più grandi a dedicarsi alla disciplina in toto tenendo conto anche del cambiamento delle loro capacità motoria negli anni.
Non bisogna infatti dimenticare che con questo metodo si riescono a far capire in modo più pratico e alle volte involontario delle cose importati per la danza come adesempio i differenti ritmi con annesso conteggio della musica, la postura di base e l’ascolto della musica in tutti i sensi ovvero: quello che mi fa provare, quello che posso comunicare con i miei movimenti sul particolare tipo di musica, i diversi tipi di movimenti che mi vengono suscitati da un particolare rumore o strumento etc..
Un’altra esperienza nel provare questa metodologia alle mie allieve è stata la paura di alcune bimbe nell’ascoltare un tipo di musica o nell’immaginarsi il personaggio “cattivo” del gioco che si sta facendo (il mago della foresta; gli animali feroci..). Ma sono riuscita a risolvere il problema in modo semplice ovvero: prima cambiando musica,poi ho rimesso la musica giusta ma durante i suoni paurosi ho continuato a parlare con tono allegro e volto sereno. In questo modo si sono abituate all’ascolto di questo tipo di musica imparando a conoscerlo e a non averne paura. Per quanto riguarda i personaggi “cattivi” ho deciso di farglieli conoscere prima del gioco facendoglieli apparire dispettosi e burloni invece che cattivi.
In conclusione sono molto soddisfatta e felice di aver partecipato a questo corso perché mi sono arricchita e in questo modo posso arricchire anche le mie piccole allieve in maniera divertente e costruttiva.

Patrizia Tinnirello corso di Milano 2010 - patrizia_12@hotmail.com

Relazione del GIOCODANZA® di Francesca Presti - Milano 2011

Da bambina non ho mai frequentato una scuola di danza classica. Purtroppo!
Ho cominciato da adulta.
Non sono un’insegnante di danza. Magari! Non so neppure se potrò mai utilizzare le conoscenze acquisite con questo corso di formazione per la mia professione di insegnante nella scuola dell’infanzia. Chissà? Nonostante tutto, mi sono lanciata in questa avventura!
UN PO’ DI EMOZIONI
Secondo incontro ( per me il primo) a Milano.
“Forse sarò l’unica che viene da fuori e che si è inserita al secondo incontro. Si conosceranno già tutte. Mah?!
Forse sarò l’unica non proprio così… giovane. Già! …ma anche se sono quasi tutte ragazze giovani mi sento serena.
L’insegnante mi sembra simpatica, è toscana.
Chissà cosa mi aspetta? Sono curiosa. Sarò in grado di farcela?!

Si comincia…
Presentazioni! Musica! Camminare! Contare il tempo! Seguire il ritmo! Ballare! Saltare! Strisciare! Contatto!Immaginare! Colori! Cerchi! Nastri! Voce! Da sole! A coppie! Con calma… Saluti!
Due giornate intense ma che bello! …e quanto sono stanca!“
Dopo quest’incontro, che per me è stato il primo, l’entusiasmo è aumentato ed ero molto “carica”. Tornata a Bologna, i giorni successivi, non ho fatto altro che
parlare alle amiche del corso e di quanto mi fosse piaciuto.
Primo incontro (per me il secondo) a Torino
“Qui la sala è più piccola e anche il gruppo. Ci sono alcune ragazze, frequentanti a Milano” che recupereranno questo primo incontro qui a Torino come me.
Aspettiamo le ultime ritardatarie e poi iniziamo…
Conosciamoci! In fila! Movimenti! Coreografie! Viaggiamo a tempo di musica! Lato destro! Lato sinistro! A gruppi! Battere il ritmo! Inventare! Copiare! Suoni! Gioco calmo… Saluti!
Un altro fine settimana impegnativo ma che soddisfazione! In queste due giornate abbiamo ballato di più, cioè eseguito piccole coreografie. Bello!”
Al termine di questo incontro ero molto stanca. Il mio corpo cominciava sgridarmi per averlo trattarlo come se fosse quello di una ragazzina.
Terzo incontro a Milano
“Mi sento a mio agio in questo gruppo, anche se è solo la seconda volta che le vedo.
Nei primi due incontri abbiamo fatto cose bellissime… Chissà Marinella cosa ci
farà fare oggi? Forse anche le bambine prima di cominciare la lezione se lo chiedono.
Ecco, si parte. Tutte in cerchio…
Ricordiamo i nomi! Palloni! Ruoli! Rumori! Salti! Massaggi! Fantasia! Segui la
musica! Occupiamo lo spazio! Tira le punte! Postura! Musica lenta! Musica veloce! Giochi! Oggetti! Un po’ di calma…Saluti!
Quante cose nuove! Me le ricorderò tutte?”
Durante il viaggio di ritorno verso Bologna, ho cominciato a pensare che mi
piacerebbe mettere a frutto tutto ciò che, con tanto impegno e piacere, sto imparando grazie a questi incontri.
Quarto incontro a Milano
“Mi dispiace ragazze non poter simulare la lezione con voi. Il mio corpo non ne
vuol sapere. Vi guardo però! Osservo e mi piace cogliere l’espressione dei vostri movimenti anche quando Marinella vi sgrida… però siete delle brave allieve!
Bambine, rompete il ghiaccio! Educate la postura! Orecchie attente! Percepite il vostro corpo bimbe! Tenete il tempo e muovetevi bene nello spazio! Ora usiamo la fantasia! E con calma…Salutiamoci bambine!
Anche senza partecipare attivamente, è stata una giornata intensa.”
Ora con le ragazze c’è maggiore confidenza. E’ bello condividere questa avventura e raccontarsi le proprie esperienze di danza.
Quinto incontro a Milano
“La maestra ci interrogherà… Ce la faremo? Che emozione!”
UN PO’ DI RIFLESSIONI
La prima sensazione che ho avuto, soprattutto all’inizio, è stata quella di grande libertà nell’espressione corporea e divertimento. A ben guardare, però, tutte le attività ludiche proposte, avevano loro regole ben codificate per raggiungere uno scopo non direttamente esplicitato.
E’ stata un’esperienza molto costruttiva e mi ha insegnato come si può ottenere un risultato importante, anche nell’ambito della propedeutica alla danza, divertendosi quindi attraverso una modalità ludica.
uesto era ciò che immaginavo anche prima di frequentare il corso, visto che mi ero documentata, ma non sapevo come fosse possibile.
Quello che non immaginavo, invece, è quanto sia bello muovere il corpo seguendo le indicazioni del GiocoDanza e che per trasmetterlo ai bambini ci vuole competenza e attenzione ai particolari. Non immaginavo quanto la musica così varia, originale, sia fondamentale per rendere efficaci gli esercizi e quanto sia indispensabile creare aspettativa e cercare di formare un gruppo coeso.
Ritengo che la modalità pratica, con cui Marinella ci ha coinvolto dandoci il ruolo di allieve bambine, sia stata indispensabile per metterci in condizioni di comprendere davvero quali siano le finalità del suo metodo.
E’ stato estremamente utile, secondo me, partecipare ad un corso così numeroso. Le altre mi hanno fatto a volte da specchio e a volte mi hanno mostrato tanti diversi modi di essere creativi.
Per quanto riguarda le proposte di esercizi-gioco, da presentare per la verifica
inale, posso dire di aver trovato qualche difficoltà nella loro elaborazione poiché non ho potuto metterle in pratica con gli allievi per valutarne l’efficacia e le criticità. Nonostante questo, il tempo dedicato a questo lavoro di creazione mi ha dato modo di capire che, l’ideazione di un esercizio-gioco, non può
essere lasciata al caso ma per farlo è necessario valutare ogni aspetto in base ai criteri che sono la base del GiocoDanza.
Anche se probabilmente non utilizzerò questo titolo per insegnare GiocoDanza, sono certa che l’approccio imparato prendendo parte attivamente al corso, mi sarà necessario per realizzare i progetti di danza e teatro che già propongo a scuola. Infatti, ho trovato tutti i giochi con contenuti che abbiamo messo in atto durante gli incontri e la completezza dei temi trattati, che costituiscono poi questo metodo, un valido strumento a cui riferirmi per le mie attività.

Però… potrei sempre provare a propormi come insegnante di GiocoDanza!
Chissà come sarebbe la mia classe di allieve?


Francesca Presti - Corso di Milano 2011

Relazione corso GIOCODANZA® di Milano 2001 di Giulia Palo

  Mi è stato chiesto di esprimere le mie impressioni su Giocodanza comprese le difficoltà riscontrate, ed è proprio da qui che intendo partire.
  Faccio valere da premessa l’esplicazione delle difficoltà incontrate:confesso infatti di aver provato disagio alcune volte, ma non strettamente legato al corso, anzi piuttosto correlato alle intuitive difficoltà d’un insegnante alle prime armi. In particolar modo mi sono scontrata con l’aspetto creativo, provavo un certo blocco e temevo di chiudermi nella mia timidezza.
  Col passare delle lezioni, invece, mi sono sentita stimolata e ho capito che era una questione d’abitudine al lavoro con la creatività e quindi di non essere limitata come credevo.
  Detto questo mi risulta ora semplice raccontare la mia esperienza. Le bambine hanno accolto il mondo Giocodanza in un modo che è andato oltre le aspettative.
Hanno saputo cogliere l’aspetto ludico con assoluto rigore, rispettando le regole e creando tra loro, negli adeguati momenti, sana competitività oppure complicità e spirito di gruppo.
  Trovo l’input fornito dal metodo Giocodanza valido e completo, una perfetta commistione tra i vari aspetti più divertenti e le minime competenze da far acquisire; cose che insieme vanno offerte ad una bambina al primo approccio alla danza.
  Nella mia testa ragionavo in maggior parte da allieva, ma devo dire che seguendo il corso ha iniziato a sbloccarsi in me qualcosa; ho imparato a capire la logica con cui va gestita l’impostazione d’un esercizio piuttosto che d’un intera lezione.
  Ammetto quindi d’essermi totalmente tramutata in spugna in questo percorso per acquisire il più possibile, per arricchire il mio ancora misero bagaglio personale. Tenendo comunque un legame con la parte dell’allieva.
  Mi ero infatti dimenticata quanto poco bastasse da bambina a rendere tutto speciale! La magia d’una Lulù o le svariate possibilità di sfruttare un semplice paracadute. sì,insomma è stata una continua scoperta e riscoperta!
  E con la massima umiltà, senza voler cadere in sviolinate o eccessi di carineria, posso con certezza affermare che, oltre ad essermi divertita un sacco, mi sono arricchita. e sono sempre più certa di voler fare questo mestiere.

Giulia Palo corso di Milano 2011 - giulypalo@hotmail.it

Relazione finale GIOCODANZA® di Claudia Mor - Milano 2011

   Il colloquio si svolge tra Fatima, donna impegnata sia in campo familiare che lavorativo, e un'insegnate della figlia Clarissa.
   Clarissa è una bambina di sette anni che ha un bisogno immenso di attenzione e, non sapendo come ottenerla,”urla” in tutti i modi pur di essere ascoltata...
      Insegnante: “La vedo più rilassata, Signora...”
      Fatima: “Si nota molto?”
      Insegnante: “Forse perchè soddisfatta dai progressi di Clarissa?”
    Fatima: “Già....In quest'ultimo periodo è cambiata molto,è maturata,cresciuta...Ero così spaventata...Non sapevo come gestirla....”
     Insegnante: “Clarissa ha stupito tutta l'equipè di insegnanti...Caspita, non sembra più lei...”
     Fatima: “Penso che un incontro casuale sia stata la soluzione ai nostri problemi...
-- La scorsa estate, parlando con una coppia di amici, siamo venuti a
conoscenza dell'esistenza di un corso chiamato GiocoDanza tenuto nella palestra adiacente al distretto scolastico...
   Loro ci hanno illustrato in maniera sommaria di cosa si trattasse. Allora, incuriositi, ci siamo informati e, a settembre, siamo andati a dare un'occhiata...
E' arrivata da noi una ragazza con un sorriso gigante...Già da lì, Clarissa é rimasta stupita. Subito disponibile, per prima cosa ha teso la mano alla bambina,presentandosi e chiedendo quale bellissimo nome potesse avere
una così bella fanciulla...
-- Può immaginare, Clari al centro dell'attenzione...era già a suo agio...
  La ragazza ci ha suggerito di farla restare, la lezione sarebbe terminata dopo un'ora..”
     Insegnante: “E così?”
     Fatima: “E così, quasi senza salutarmi,è andata a sedersi sulla riga bianca, accanto alle sue compagne...sembrava tranquilla, per nulla spaventata o aggressiva, come suo solito...
  Ormai Clarissa frequenta questo corso da sei mesi...io ho avuto modo di conoscere l'insegnante...è piuttosto giovane, ma dice di voler essere come la persona a cui affiderebbe volentieri i suoi figli...già questo mi rassicura.
---Le ho parlato di quanto mia figlia fosse cambiata...Ero curiosa di capire quali tecniche avessero potuto portare ad un cambiamento così forte...Lei mi ha parlato del Metodo GiocoDanza, suggerendomi anche di visitare il sito su cui avrei trovato sicuramente risposte più dettagliate...
   GiocoDanza è un modo nuovo di approcciarsi alla danza. Di solito viene utilizzato come propedeutica della danza classica, invece Claudia, l'insegnante, lo utilizza come avvicinamento all'hip hop...Clarissa è più a suo
agio con pantaloni larghi, rispetto al tutù...
   Comunque è un metodo fortemente educativo: con giochi ed esercizi, gli allievi ricevono gli stimoli necessari per essere gli artefici del loro divertimento, capiscono che la mancanza di regole, e quindi di ordine, impedirebbe la buona riuscita dei loro lavori, così accettano di buon occhiole “regoline dello star bene”...Sa che non ho mai sentito l'insegnante alzare la voce? E dico, gestire quindici bambini di sei-sette anni, non è così semplice...soprattutto quando c'è una peste fomentatrice come Clarissa...
     Insegnante: “La cosa che appunto ho notato è che Clarissa ora ha imparato ad ascoltare e a rispettare ciò che l'insegnante dice...Prima la sua irrequietezza si trasformava spesso in maleducazione..”
    Fatima: “In questo gruppo Clarissa è stata accettata così com'è ed ha capito che la sua libertà non può calpestare quella degli altri...Claudia spesso la elogia; ha così migliorato la sua autostima e in questo modo ha capito come gestire la sua libertà.
   Clarissa è molto intelligente e creativa e con il metodo GiocoDanza è riuscita ad incanalare l'adrenalina che ha in corpo e a saperla gestire...”
     Insegnante: “Sono molto contenta dei progressi che ha fatto...non solo sul piano relazionale, ma anche dal punto di vista didattico è migliorata!”
    Fatima: “Beh, forse non è corretto, ma Clarissa sa che se non finisce i compiti prima di Hip Hop...la lezione salta!..e se questo accadesse ne sarebbe molto dispiaciuta...”
     Insegnante: “La vedo veramente tranquilla e gioiosa...”
     Fatima: “Come biasimarla...il gioco per un bambino dovrebbe essere l'esperienza più gioiosa di sempre...E il GiocoDanza ne è la conferma!
   Questo discorso è ovviamente frutto della mia fantasia, anche se la realtà mi è stata da stimolo....
   Ho iniziato ad insegnare Hip Hop da molto giovane, avevo soltanto diciassette anni...In cuor mio tanta passione, ma altrettanto il timore di non essere all'altezza...
   Sono subito stata messa alla prova...più che dal punto di vista didattico sotto l'aspetto formativo...
   Clarissa esiste veramente...è ora una meravigliosa ragazzina di tredici anni...con la solita voglia di fare, con l'adrenalina che le fa muovere le pupille azzurre per esplorare ogni possibilità che la vita le offre....
   Quando l'ho conosciuta, per essere una buona insegnante, ho cercato di fare la cosa migliore: ascoltare quali fossero i suoi bisogni e soddisfarli secondo le mie possibilità...Ho cercato di trasmetterle l'amore e la passione che provo verso la Danza...e le ho fatto capire che, come lo era per me, anche per lei avrebbe potuto essere il modo di comunicare al mondo i suoi sentimenti...la sua rabbia, come la sua gioia...

   Purtroppo da bambina, non ho potuto essere bambina...anche il gioco per me costituiva la possibilità di comunicare un mio malessere del cuore...con il GiocoDanza ho avuto la possibilità di tuffarmi nel vero, magico mondo della fantasia...sono potuta essere anche io, per una volta, una bambina vera...come tutte...E con la possibilità di utilizzare questo metodo, vorrei proprio fare questo...dare la possibilità ai miei bambini, almeno un'ora la settimana, di essere bambini veri...che sappiano gioire attraverso il modo più semplice e sano possibile: giocando!

Corso di Milano 2011 - Claudia Mor - claudia.mor.free@gmail.com

Relazione GIOCODANZA® corso di Milano 2011 - Barbara Lanza

    CARA BARBARA,

  hai iniziato a prendere lezioni di danza classica all’età di 6 anni, ma quanto ti stava stretta, tu spirito libero che non sei altro, già allora preferivi la danza moderna! Beh, hai proseguito su quella strada, lezione dopo lezione, corso dopo corso, hai imparato molto e sei cresciuta. Non starò qui a raccontare la storia della tua vita, perché la conosci, dico solo che un bel giorno hai deciso di intraprendere la formazione di danzaterapia che hai poi completato con passione, costanza ed entusiasmo.
   Poi hai iniziato ad insegnare e tenere gruppi di bambini, ragazzi e adulti. Tutto andava a gonfie vele: hai ricevuto proposte interessanti, i gruppi cresceva-no, il tuo lavoro migliorava.
   Finché un giorno qualcosa è cambiato… le tue allieve hanno iniziato ad essere sempre meno, sempre meno, e questo ti ha fatto dubitare di te, del tuo lavoro, delle tue capacità mandandoti in crisi.Ti sei chiesta: “ma perché ho meno allieve?”, “le mie lezioni non piacciono più?”, ”cosa devo cambiare?”.
    Mille domande, sì, perché in fondo sai che a tutto c’è un perché. Però non ti sei lasciata abbattere, e hai pro-vato ad ipotizzare: “devo cambiare lavoro?” (e no, impensabile!). Ok allora: “devo modificare il contenutodelle mie lezioni?” (ma, sì, forse…). Timidamente e goffamente ci hai provato, sperimentando, a volte sbagliando, ma altre volte facendo delle belle scoperte!
   Un giorno per caso, navigando in internet, sei venuta a sapere di un corso per insegnanti di giocodanza! “Che bello” ti sei detta “sarebbe arricchente partecipare per avere idee nuove da portare alle mie allieve”.
   Allora ti sei iscritta senza pensarci troppo, proprio come sei fatta tu.
  Già dal primo incontro però ti sei sentita un po’ a disagio, non proprio nel tuo ambiente, tu che venivi da un mondo totalmente diverso da quello della danza classica. Inoltre le tue aspettative riguardo al contenuto del corso erano altre. Eh sì, lo so cara Barbara Biricchina, avresti voluto sbizzarrirti in stimoli ed esercizi più
espressivi e creativi, più coinvolgenti, perché a te piace così!
   Eri combattuta se continuare il corso oppure no. Volevi smettere però qualcosa ti tratteneva lì. Forse da qualche parte sentivi che poteva servirti, ma non sapevi ancora bene perché. D’altra parte non sei proprio il tipo di iniziare qualcosa e smettere al primo ostacolo, tu che sei una guerriera nata!
   Alla fine hai deciso di andare avanti, cara Barbara Biricchina, perché devi purammettere, qualche gioco ti è anche piaciuto e l’hai utilizzato con le tue piccole allieve, come per esempio il gioco con il palloncino. È vero: è un oggetto che hai già utilizzato tante volte nei più svariati modi. Ma mai come l’ha proposto Marinella, con le parole d’ordine “fragola”, “banana”, “poltrona”, “letto” per le quali le allieve avevano un compito ben preci-so. Beh certo, poi tu l’hai riproposto a modo tuo, modificando leggermente i compiti attribuiti alle parole, op-pure chiedendo alle tue allieve di aggiungere altre parole d’ordine e inventare compiti diversi, come per esempio: “gatto” (rotolare assieme al palloncino), “befana” (danzare trattenendo il palloncino tra le gambe) o ancora “bollicine” (colpire il palloncino senza mai lasciarlo cadere). E quanto si son divertite le tue allieve?
    Un sacco e mezzo e anche di più!
   Come vedi durante il corso hai imparato diversi giochi ed esercizi, hai ricevuto idee, proposte, o altri modi di usare oggetti e materiali, i quali già da diversi anni non mancavano quasi mai nelle tue lezioni.Infatti, anche tu, come ha raccontato Marinella, hai notato tanti anni fa che le bambine non avevano più tanta voglia di imparare sequenze di danza a memoria, perché arrivavano strizzate come limoni da scuola. Allora hai dovuto attingere alla tua esperienza di danzaterapia, a tutti gli stimoli di Maria Fux con i vari materiali (stoffe, foulards, palloncini, piume, giornale, sedie e tanto altro ancora), in modo che le tue allieve si divertis-sero danzando!
   Il corso di giocodanza inoltre ha stimolato la tua immaginazione e ti ha spronato a cercare stimoli nuovi, idee e materiali diversi, che non avevi ancora utilizzato come per esempio il sacchetto di plastica, l’elastico, il the-ra-band, il cuscino, ecc. Brava Barbara Biriccchina! Però sai bene che questo corso di giocodanza, non ti ha dato solo alcuni validi stimoli da sviluppare e tra-sformare poi a tuo modo e a tuo piacimento, arricchendoli della tua personale fantasia e creatività.
   La cosa più importante è che questa esperienza ha contribuito a renderti più sicura di te, a capire che le tue idee sono belle e valide, che il tuo lavoro insomma è ricco e creativo! Durante la formazione infatti hai sco-perto che alcuni giochi proposti da Marinella, tu stessa li avevi già sperimentati con le tue allieve bambine,
come per esempio: “il velo”. L’avevi sviluppato diversamente, sì, sì, ma l’oggetto era proprio quello: un pezzo di telo di plastica leggerissimo che si trasformava in “vento”: un vento calmo, un vento che avvolge, un vento he soffia da sopra e poi da sotto, ecc. Ti ricordi quante altre idee ti hanno suggerito le tue allieve su come utilizzare questo bellissimo e suggestivo oggetto di uso comune? Che bello scambio!
   Beh, ora devi proprio riconoscerlo: le tue idee, non sono poi così male... Come hai fatto a pensare di dover cambiare lavoro? Come ti è saltato in mente? Devi crederci di più, tutto qui!
   Ecco perché cara Barbara Biricchina, hai continuato il corso di giocodanza nonostante le iniziali difficoltà, nonostante i dubbi e le reticenze. So e sento che ora hai capito: questa esperienza la porterai nel cuore per-ché in fondo in fondo ti ha fatto crescere ed arricchire interiormente.
   Qualche mese fa, dopo aver lavorato tanti anni per altri insegnanti, hai fondato la tua scuola! Un bel salto nel vuoto, che proprio non ti corrisponde, ma lo sentivi e l’hai fatto! Non senza mille difficoltà, certo, però era giunto il momento di camminare con le tue gambe, di esprimere e sviluppare la tua grande creatività, che hai imparato a riconoscere negli anni. Oggi insegni con gruppi di 2-3-4 persone, e stai capendo che non è il nu-mero delle tue allieve per gruppo a determinare il tuo valore, ma piuttostoil contenuto delle tue lezioni e la passione che trasmetti quando insegni.
    Continua così cara Barbara Biricchina, che vai forte

Corso di MIlano 2011 - Barbara Lanza -  barbaralanza@hispeed.ch

Relazione del GIOCODANZA® di Elisa Garbarini - Corso di Milano 2011

   Premessa: La cosa più difficile di questo corso è stata mettermi davanti ad un foglio bianco e iniziare a scrivere. Si rimane molto influenzati dai suoi esercizi e riuscire ad inventarne altri, che lei non abbia già fatto, hanno dato fondo a tutta la mia fantasia o quasi.
   Sto ancora metabolizzando tutto il materiale su cui abbiamo lavorato, sicuramente ritengo che tornare bambini sia la più grande fortuna di noi insegnanti.
   Se devo tirare le somme di questa esperienza:

1. mi ha confermato di essere sulla giusta strada, poiché ho trovato giochi simili a quelli inventati da me in precedenza;
2. mi ha aiutato a proporre esercizi impegnativi senza il terrore di annoiarli;
3. Sicurezza. Sicurezza di far crescere i miei allievi nel modo giusto. Il desiderio di ogni insegnate è avere la classe piena, ma la loro salute e crescita strutturale sono la prima cosa cui dobbiamo pensare;
4. questo è al di fuori del corso.

   Al Midanza di Milano mi sono seduta lontano, ed ho osservato l’approccio che Marinella ha con i bambini, e mi ha aiutato a capire il lavoro che devo fare su me stessa. Gestire le situazioni critiche, attirare la loro attenzione ed essere apprezzata; questo non si può insegnare, ma osservare qualcuno con molta più esperienza aiuta.
   Ho proposto ai bambini alcuni dei suoi esercizi, anche se non avevo dubbi, siccome la prima a divertirsi ero stata io. Con stupore la loro fantasia si è accesa e in alcuni giochi sono stati proprio loro a propormi delle modifiche senza che io lo richiedessi, segno che si sentivano coinvolti.
   Il Giocodanza mi ha dato altre basi su cui lavorare per sviluppare e creare altri giochi. Usare solamente giochi inventati da un'altra persona, non mi farebbe sentire appagata come insegnante, anche perché lo scopo con cui mi sono iscritta non era quello di copiare un metodo, ma migliorare e ampliare le mie conoscenze.

Corso di Milano - Elòisa Garbarini

Relazione del GIOCODANZA® di Di Massimo Giorgia corso di Milano 2011

    Il bambino deve essere percepito come un essere in grado di pensare e comunicare con gli altri in modo attivo e non passivo.
   Questo è uno primi insegnamenti che ho ricevuto dalla facoltà di Psicologia, ma fino a quando lo studi sul libro e non lo provi sulla tua pelle, quella frase rimane solo una semplice affermazione trovata su di un semplice libro.
   Partecipare a questo corso è stato per me una grande conquista, nel senso che mi ha dato la possibilità pratica e reale, di capire ed entrare in quel mondo fantastico dei bambini dove è complicato compiere anche solo un passo, per la paura di dare loro in insegnamento scorretto. Conoscere tutti quei giochi, capire come meglio rapportarsi a loro ha fatto si che le mie bimbe, a danza, si divertissero sempre di più anche svolgendo dei veri e propri esercizi, dato che questi venivano sempre presentati sotto forma di gioco.
   All’inizio credevo che questo corso non potesse essere così ricco d’informazioni, utile ma soprattutto così divertente. È stato inoltre un modo per conoscere e confrontarsi con altre persone non solo a livello umano, ma anche dal punto di vista dell’insegnamento.
  A tal proposito, sono contenta del modo in cui sono stati presentati i giochi, dato che ho avuto l’ opportunità di conoscere un particolare stile di insegnamento, che permette di instaurare un rapporto anche amichevole e affettuoso con i propri allievi, piccoli o grandi che siano.
  È stato inoltre molto piacevole, trasformarsi per qualche ora in una piccola bimba di 4-6 anni non solo per il gioco in sé, ma perché quest’ultimo offriva la possibilità di “staccare la spina dalla solita routine quotidiana”, permettendomi di ritrovare un sano e puro divertimento. Dal mio punto di vista quindi, non riesco e non posso trovare alcun lato negativo del Seminario perché è stata un esperienza unica e che rifarei.
   Dal punto di vista delle bambine, posso dire che ho avuto un forte riscontro e molte richieste di ripetere alcuni giochi perché li trovavano molto divertenti e appassionanti. Le vedevo, lezione dopo lezione, sempre più contente e desiderose di imparare altri giochi pur non capendo fino in fondo la funzionalità che il gioco aveva in realtà e la forza di questo Giocodanza, per me, è proprio questa, ovvero essere riusciti a creare dei giochi non solo divertenti e coinvolgenti, ma che abbiano anche lo scopo di far conoscere al bambino il proprio corpo, arrivando a dargli una totale percezione di se stesso.
   In conclusione credo che sia importante, nel mondo della danza, crescere in maniera corretta bambini e bambine perché essi rappresentano il nostro futuro, porteranno sempre con loro i primi insegnamenti avuti, così come l’affetto ricevuto dalla loro insegnante, gli errori corretti e tante altre cose ancora. Credo anche, che il ruolo di una vera insegnante, non solo di danza ma della vita in generale, debba essere quello di capire, sostenere, confortare i propri allievi mostrandosi sensibile e disponibile con loro, affinchè l’insegnante possa essere vissuta con affetto, stima e rispetto reciproco e dall’approccio che questo corso di Giocodanza mi ha dimostrato di avere, posso affermare che il metodo utilizzato rispecchia la mia ideologia di insegnante sopra descritta.

Di Massimo Giorgia - Corso di Milano 2011- giorgy-04@libero.it

Relazione di GIOCODANZA® di Martina Ceriani corso di Milano 2011

   L’anno scorso, in primavera, parlando con la mia maestra, ho pensato che un corso di Giocodanza sarebbe stato molto utile per poter abbinare al mio studio in prima persona un’esperienza di insegnamento ed è stata proprio lei a indirizzarmi verso questo corso. Infatti nella vita quotidiana non sono una maestra, non ho un corso di bambin da seguire ma studio da allieva.                                                                                                                       
Così inizialmente non avevo nessuna aspettativa, immaginavo sommariamente quale sarebbe stato lo scopo e quali sarebbero stati i vantaggi per i bambini che avessero intrapreso questa attività però non avevo idea di che programma di esercizi e di che lavoro fosse alla base di tutto ciò. Inizialmente ero un po’ preoccupata soprattutto quando ho visto che le mie compagne, chi più chi meno, avevano esperienza e qualcuna addirittura una sua scuola, però adesso credo che la mia mancanza sia stata un bene perché in questo modo ho potuto affrontare il corso con la mente libera da qualsiasi schema o pregiudizio. Alla luce di quello che ho imparato in questi mesi penso che il Giocodanza sia molto importante per i bambini in quanto li aiuta sicuramente a sviluppare capacità motorie che saranno utilissime anche al di là della danza e che da adulti è estremamente più difficile ottenere.  Tuttavia questo corso mi ha aiutata anche per un aspetto che riguarda il mio carattere infatti mentre non ho mai avuto problemi a esibirmi e in particolare con una variazione classica soprattutto se tecnicamente difficile perché mi riesce senza fatica, mi diverte e mi fa stare bene, l’improvvisazione è da sempre un tragico momento. Infatti, la prima lezione del corso è stata senza alcun dubbio la più difficile perché fin dai primi giochi ho notato che avrei dovuto mostrare anche la parte più debole di me che in genere sono molto brava a nascondere. Da bambina mi è capitato poche volte di dover improvvisare e sono stati attimi di cui non ho assolutamente un ricordo piacevole. Oggi posso dire di essere migliorata, di aver superato almeno in parte questo mio limite e credo che per me sarebbe stata una grande fortuna fare un corso di questo tipo da bambina. Dunque, ripensando a tutta questa esperienza, penso sia stata sicuramente positiva, sono contenta di averla fatta e spero in futuro di avere una classe di bambini a cui trasmettere quello che ho imparato. 

Corso di Milano 2011 - Martina Ceriani - giselle90@hotmail.it

Relazione GIOCODANZA® di Valentina Ciardi - Corso di Milano 2011

    Da qualche anno ho iniziato a condurre corsi di danza per piccoli allievi, e ogni anno aumenta sempre di più la consapevolezza di quanto sia importante condurre un lavoro mirato e, appunto, consapevole perché lavorare con bambini così piccoli significa gettare le basi non solo per un lavoro motorio che potranno proseguire in seguito ma soprattutto per una corretta conoscenza di sé a livello psicofisico.
   Pertanto il costante aggiornamento da parte dell’insegnante è di assoluta importanza, per poter arricchire non solo il proprio bagaglio di conoscenze tecniche, ma anche per affinare le modalità di conduzione, migliorando le capacità di trasmissione dei contenuti e di coinvolgimento emotivo tanto importanti in contesti educativi.
   Iniziare il percorso di formazione in Giocodanza mi ha permesso di approfondire alcune riflessioni sull’attività pedagogica della danza in particolare se rivolta a fasce d’età così piccole.
   La danza nella nostra più recente contemporaneità vive un profondo disagio: tramontata l’epoca in cui la danza era l’elemento sovvertitore che attraversava le arti performative, oggi la danza stenta a trovare una propria dimensione, pertanto, le si chiede di ritrovare la propria vocazione originaria di evento sociale, rituale, formativo; di ripercorrere, anche nell’ambito della pratica pedagogica, la strada della riaffermazione della centralità del soggetto umano, proprio in un tempo e in una cultura che hanno di nuovo posto al centro la corporeità umana, più spesso però in una prospettiva negativa, ricercando per essa un’attività misteriosamente simile al perseguimento della forma fisica: perpetua, destinata a non arrecare mai piena soddisfazione, sempre incerta sulla direzione da seguire e dunque portatrice, nel suo espletamento, di ansie e timori.
   In una prospettiva pedagogica, dunque, fare danza, non può essere considerato soltanto un modo originale per “far muovere” gli allievi, ma va inteso come un prezioso strumento di formazione della persona. Al centro del processo di educazione attraverso la danza si situa, infatti, il bambino, che viene coinvolto in un’esperienza di movimento incentrata su azioni motorie motivate da impulsi psicofisici interiori, poiché la danza è innanzitutto una forma di costruzione di una coscienza e di una conoscenza; non è un mero veicolo di sterili tecniche, ma un luogo di alterità e di riconoscimento, il cui obiettivo non è di produrre omologazioni, ma moltiplicare diversità.
  La danza, infatti, in una prospettiva pedagogica è un linguaggio non verbale, emergente dal corpo, in cui la persona è strumento e creatore allo stesso tempo e pertanto capace di trasformare contenuti interiori in forme dinamico-simboliche esteriori. La specificità della danza rivolta ai piccoli allievi, dovrebbe in tal senso risiedere nel dare letteralmente “corpo” al mondo espressivo di ciascun bambino. L’insegnante, attraverso i contenuti specifici della danza e della musica, accompagna il bambino nell’esplorazione delle proprie possibilità sonoro-espressive e simbolico-rappresentative.
   L’insegnante diventa così una presenza significativa, una guida che, senza interferire, è pronta a ricercare sul campo le piste di lavoro più adatte a promuovere dall’interno la formazione dei propri allievi. In questa ottica l’uso del corpo come mezzo per comunicare ed esprimersi rende la danza fondamentalmente unica nella sua valenza etico-estetica: attraverso il coinvolgimento di tutta la persona, la danza utilizza e trasforma il movimento in una manifestazione individuale, sociale e artistica.
   Individuale, perché offre la possibilità di esplorare ed esprimere la propria sensibilità emotiva; sociale, perché migliora la comunicazione e la relazione interpersonale e assicura il riconoscimento collettivo e la trasmissione dei valori culturali; artistica, perché da sempre stimola e aiuta l’uomo ad esprimersi attraverso forme e codici estetici che rielaborano e palesano differenti visioni della realtà nei diversi periodi storici e nelle diverse culture.
  
Queste poche riflessioni sono frutto della volontà di dedicarsi in maniera costante alla professione dell’insegnamento, sapendo che non si tratta semplicemente di allenare dei corpi ma di educare degli individui alla scoperta di sé e delle proprie potenzialità creative ed espressive. Il metodo Giocodanza penso si inserisca in questa prospettiva e sono felice di aver potuto ampliare le mie conoscenze attraverso questa metodologia che offre nuovi spunti di riflessione e rinnovate prospettive di lavoro.

Corso di Milano 2011 - Valentina Ciardi - valeciardi@yahoo.it