lunedì 24 gennaio 2011

Relazione GIOCODANZA® di Claudia Barbero - Corso Milano 2011

  
Un applauso alla maestra! Cosa mai successa dopo anni di lezioni e corsi… è stato un regalo inaspettato delle mie allieve dopo la loro prima lezione di Giocodanza.
   Si trattava di una lezione speciale, avevo infatti dovuto unificare due corsi per recuperare una lezione persa durante le festività e, non sapendo quale delle due lezioni proporre, ho scelto la terza possibilità di presentare loro una lezione completamente nuova. L’entusiasmo delle mie piccole allieve era alle stelle, non volevano più andare a casa… e, ancora dopo la lezione, c’era un grande fermento negli spogliatoi…
   Insegno danza da diversi anni e ho sempre avuto un grande interesse per l’insegnamento della danza ai bambini e tutto ciò che riguarda i bambini e l’immaginario infantile.
   Quando ho iniziato a insegnare danza, le lezioni si basavano ancora su una propedeutica che definirò di tipo tradizionale, come esperienza di avvicinamento alla danza, precedente all’apprendimento della tecnica: si cominciava a lavorare al pavimento, con esercizi codificati, semplici, finalizzati alla conoscenza del corpo e delle sue possibilità di movimento. Il coinvolgimento del bambino era pressoché confinato nell’esecuzione degli esercizi proposti dall’insegnante, accanto all’introduzione di piccole improvvisazioni che potessero portare l’ allievo ad attingere al suo personale vocabolario di movimento.
   L’attività svolta nello spazio prevedeva semplici attraversamenti nei vari livelli, per la conoscenza delle diverse andature, (camminate, corse, semplici passi), seguendo direzioni prestabilite.
  Con il passare degli anni, l’esperienza pratica della conduzione di alcuni corsi e la necessità di ridisegnare un percorso di insegnamento più personale, mi hanno portato a ricercare nuove esperienze formative, necessarie per conoscere le principali metodologie relative all’educazione al movimento nell’infanzia.
   L’obiettivo era quello di approdare ad un mio personale “piano di attività”, tale da soddisfare al meglio le esigenze e i bisogni dei miei piccoli allievi.
   La necessità primaria, che avevo riscontrato lavorando con i bambini, era quella di iniziare i corsi e le lezioni partendo da forme più libere di movimento, che solo successivamente si sarebbero impostate in maniera più strutturata e organizzata.
   Era necessaria, inoltre, una maggiore libertà nella scelta dei brani musicali, non limitandosi semplicemente alle musiche al pianoforte per la lezione di propedeutica, perché lo scopo del corso non fosse soltanto quello di abituare i bambini ad abbinare i passi di danza a tempi e suddivisioni, ma soprattutto quello di sensibilizzarli e guidarli nella scoperta del mondo sonoro e musicale.
   La collaborazione con una psicomotricista mi ha permesso di capire come fosse possibile migliorare l’apprendimento dei bambini attraverso stimoli esterni, quali oggetti, immagini e come, nella conduzione di una lezione, lo stesso attrezzo potesse prestarsi a fini differenti: se usato, ad esempio, come semplice contrassegno per orientare l’azione dei bambini, o all’interno di un’esercitazione, o come oggetto fantastico.
   Infine, lo scorso anno, l’esperienza di un corso di musicoterapia mi ha suggerito la possibilità di rendere protagonisti i bambini nella produzione del suono, aiutandoli a costruire la loro personale musicalità tramite esperienze adeguate, utilizzando nella lezione piccoli strumenti musicali, perlopiù a percussione, semplici da maneggiare: come il tamburello, i legnetti, le maracas.
   Già da alcuni anni desideravo frequentare il corso di Giocodanza, il corso veniva proposto come ripensamento e rinnovamento della tradizionale propedeutica ed io avevo bisogno proprio di questo: un corso che venisse incontro alla mie esigenze di rinnovamento e che potesse unire, in qualche modo, le diverse esperienze maturate in questi ultimi anni, attraverso il punto di vista di un’insegnante di danza.
   Inoltre, mi affascinava molto la possibilità di basare interamente la lezione sul gioco, rivoluzionando i canoni dell’insegnamento tradizionale, lasciando esprimere i miei allievi in modo libero e gioiosamente creativo, attraverso ciò che è più vicino a loro in questa tenera età.
   Sicuramente la possibilità di imparare giocando, come testimonia lo slogan ante – litteram ludendo docere è cosa antica quanto l’uomo, ma, nello specifico di questa proposta, mi sono inizialmente chiesta come fosse possibile avvicinare l’attività ludica, collegandola all’attività didattica nel suo complesso, senza che il gioco si risolvesse in una semplice parentesi ricreativa, isolata dal resto delle attività. Il gioco è una cosa delicata: è un territorio (libero, delimitato dalle regole, separato) che ha dei suoi limiti di rispetto.
   Come si fa allora a insegnare giocando? Ovvero spiegare, insegnare, tenere una lezione all'interno del gioco, senza romperne la magia?
   Con questa curiosità ho iniziato il corso di Giocodanza.
   Mi era stato anticipato di portare un abbigliamento adeguato alla lezione di danza, perché il corso avrebbe richiesto molta pratica… e così è iniziata questa nuova avventura!
   Mi sono resa subito conto come l’aspetto pratico del corso giocasse un ruolo fondamentale per noi insegnanti, perché il modo migliore per capire l’utilità dei giochi era quella di provarli, sperimentarli, viverli in prima persona. Attraverso lo spirito di gruppo e la cooperazione che immediatamente si era creata con gli altri insegnanti del corso, mi sono potuta rendere conto come, anche nell’adulto, la proposta del gioco destasse molta curiosità, facendo presa sull’attenzione, sollecitando reazioni positive a livello corporeo.
   Lo stesso insegnante impara giocando e mettendosi in gioco: la lezione di Giocodanza è un momento di apprendimento attivo, dove nessuno può sottrarsi ad apportare il suo personale contributo, trovandosi magicamente coinvolto nell'esplorazione di processi diversi, tra i quali osservare, imitare, scoprire, improvvisare, scegliere, condividere, collaborare, esercitarsi, affinare, eseguire, perfezionare, analizzare, discutere, riflettere... e tanto altro ancora!
   Se il gioco è un importante momento attivo di apprendimento, altrettanto importante è il momento successivo del “dopo – gioco”, ovvero, quando, a gioco finito, ci si ferma a riflettere e discutere, ripercorrendo le strade che abbiamo scelto, i motivi che ci hanno spinto ad agire in un determinato modo, gli obiettivi che abbiamo perseguito.
  E’ il momento in cui l’insegnante può svelare i segreti del gioco, dove si possono verificare i processi di apprendimento e dove è possibile (soprattutto) confrontarsi, discutere e riflettere, in modo che il nostro corpo e la nostra mente siano stimolati a rispondere nel migliore dei modi, e sempre con maggiore tempestività ed esattezza, alla situazione proposta.
   E’ attraverso il confronto tra questi due momenti, che si evidenzia quanto il compito dell'insegnante, nella conduzione del corso, sia delicato: egli deve dare libero spazio alle proposte dei bambini, sapendo dirigere, e poi sapientemente canalizzare, le loro energie creative utili al fine didattico prefisso. Ma, soprattutto, l’insegnante deve essere in grado di sfoderare grandi capacità di coinvolgimento, ricoprendo non solo il ruolo di conduttore, ma trasformandosi anche in un grande animatore delle sue lezioni.
   E’ la voce guida dell’insegnante a spostare la mente dell’allievo dal reale all’immaginario, a trasformare l’aula di danza in un’ambientazione fantastica, descritta con straordinaria ricchezza di particolari, a fare presa sui bambini. Questi ultimi, dando libero spazio all’invenzione, diventano immediatamente protagonisti di un grande gioco ricco di emozioni, trovandosi immersi in una realtà diversa dal quotidiano, che spesso non conoscono e controllano pienamente e, per questo motivo, ancora più magica e avventurosa.
  E’ stato sicuramente stimolante, curioso e divertente sperimentarsi e giocare con le storie, il movimento creativo e le improvvisazioni...viaggiare nella giungla, conoscere Madame Spokky, così come entrare nelle diverse stanze del castello misterioso…
   Infine, è stato molto interessante scoprire l’uso creativo degli attrezzi – giocattolo, che presenta nuovamente motivi di interesse, di curiosità e di impegno per il bambino, tesi sempre alla ricerca di qualcosa di diverso e stimolante, creando le condizioni ottimali per l'espressione ludica, sollecitando strategicamente nel bambino le diverse forme di gioco.

Mi sono trovata, quindi, non solo di fronte a un corso che ha soddisfatto pienamente le mie aspettative, perché è riuscito a fondere, all’interno di un programma organizzato e strutturato, diversi elementi, derivati dalle mie esperienze precedenti, ma che è andato decisamente oltre, proponendo a noi insegnanti un lavoro completo, in cui si educa e si esercita tutto il corpo, dai sensi della vista e dell’udito, ai muscoli e alle articolazioni, risvegliando il carattere e la personalità del bambino. Ho potuto scoprire, quindi, una nuova e preziosa didattica che è in grado di ottenere risultati, in un clima di partecipazione ed entusiasmo, attraverso il gioco, lo spirito di gruppo e la cooperazione.
  
I bambini di tre - quattro anni che per la prima volta si inseriscono in una scuola di danza, un ambiente ricco di dati positivi e stimolanti, ma ancora sconosciuto, risentono all’inizio di una certa difficoltà. Gli stessi rapporti con i nuovi compagni e la confidenza che, in seguito, si verrà a creare tra bambino e insegnante richiedono buona volontà e capacità di adattamento.

Il Giocodanza sarà sicuramente per i bambini una grande esperienza formativa e socializzante, che permetterà loro di vivere la lezione di danza non solo come uno spazio che arricchirà loro stessi, ma come spazio da amare e da far vivere con la propria fantasia e creatività.

  Attraverso il Giocodanza i bambini avranno la preziosa possibilità di esprimersi, di aprirsi, di conoscersi, di sperimentare nuove forme di apprendimento che passano per il corpo, il respiro, il lavoro di gruppo, perché il gioco favorisce una collaborazione sincera, affettuosa, costante tra i bambini.
  Compito di noi insegnanti sarà quello di ridare ai bambini quel corpo espressivo e armonioso, che troppo spesso viene involontariamente imprigionato tra i banchi di scuola, un corpo che non solo sia in grado di eseguire correttamente un esercizio, ma sia anche in grado di parlare ed esprimersi armoniosamente con tutti i suoi muscoli, mantenendo allo stesso momento “i piedi per terra e le braccia tese verso il cielo”.

Claudia Barbero - Corso di Milano 2011 -  claudiabarbero@libero.it

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