martedì 25 gennaio 2011

Relazione di GIOCODANZA® Milano 2011 di Elisabetta Tosi

Mi sono formata ai corsi normali dell'Accademia Nazionale di Danza e diplomata al Liceo Coreutico, e nonostante io non abbia frequentato il corso avviamento, ho cominciato ad insegnare perché è quello che ho sempre desiderato fare.
Ogni tanto quando chiedo alle mie allieve cosa vogliono diventare da grandi le risposte sono : la parrucchiera, la ballerina, la dottoressa etc. Ripenso a me che all'età di otto anni rispondevo “farò la maestra di danza, tra tre anni mi trasferirò a Roma”. Così è stato ed eccomi qui!
Sono trascorsi quindici anni di insegnamento e oggi grazie al Giocodanza ho appreso un metodo che mi ha permesso di ammorbidire gli schemi rigidi e per i bambini poco stimolanti del metodo “accademico”. Fondamentalmente il fine ultimo rispetto a prima non è cambiato ma è sicuramente cambiata la modalità con cui raggiungerlo.

Liberazione, innovazione, emozione, gioia, fatica e curiosità, sono gli aggettivi che meglio descrivono ciò che per me è stato partecipare al seminario di Giocodanza.

Liberazione : finalmente insegnare ai bambini la propedeutica è un momento di sfogo sia per loro che per me, con questo metodo imparano sorridendo, e io ottengo gli stessi risultati di quando seguivo il metodo “accademico” (anzi forse anche di più perché l'attenzione dei bambini è sempre desta).
Innovazione : l'originalità e il continuo stimolo alla fantasia sono al centro della lezione, è difficile che anche in esercizi che magari già applicavo, ora io non abbia aggiunto qualche novità.
Emozione: perché ripenso alla citazione che ci hai fatto al primo incontro di Giocodanza “il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che è dentro di sé” di Neruda . È stato veramente emozionante riscoprire in me la voglia di giocare a lezione con gli allievi, di proporre ogni volta qualcosa che faccia loro brillare gli occhi e che, mentre lo propongo, nello specchio scorgo che brillano anche i miei!
Fatica: alla fine della prima lezione di Giocodanza, prima di svolgere il rito del saluto, scherzando mi hai detto: “Su su Elisabetta sei stanca? Tu pensavi di dire, vado a Giocodanza eh!...” hai ragione fino ad oggi la lezione di propedeutica per me insegnante era faticosa dal punto di vista più che altro didattico perché dovevo mostrare-spiegare l'esercizio attendere lo svolgimento e fare le correzioni opportune. Oggi credimi credo di faticare fisicamente di più che con degli allievi di primo o secondo corso da impostare. Ma giocare con loro è troppo divertente e non resisto solo ad osservarli!
Curiosità: perché se i miei allievi provano anche solo un minimo della curiosità che ho provato io prima di ogni incontro di Giocodanza, è sicuramente un ottimo risultato per tenere sempre vivo il loro interesse e per aiutarli a far crescere sempre di più la passione per lo studio della danza. Ora ancora prima di entrare in sala per l'inizio della lezione, appena mi vedono chiedono “oggi cosa facciamo?”
-- Spero di essere riuscita a trasmetterti con queste righe l'energia e l'entusiasmo che mi ha dato questa esperienza estremamente formativa.
E' stato molto stimolante applicare fin da subito questo metodo, all'inizio non posso nasconderti che ero un po' riluttante nel pensare di stravolgere il mio schema di lezione, mi
sembrava così strano proporre gli esercizi tutti sotto forma di gioco, ma è bastata la prima lezione per farmi ricredere, sembrava quasi che le allieve non facessero fatica.

Ho appena svolto come tutti gli anni le lezioni dimostrative in occasione delle festività natalizie a cui sono invitati ad assistere i genitori degli allievi. Anche loro sono rimasti piacevolmente colpiti da quanto e soprattutto da come i loro figli stiano lavorando. Come ben saprai è molto difficile nel mondo (o forse sarebbe più opportuno dire nella giungla) delle scuole di danza private far arrivare il messaggio didattico-educativo, di ciò che proponiamo, alle famiglie che prendono la lezione di danza il più delle volte come mero luogo di sfogo e non di formazione per i loro figli o che vorrebbero già a sette otto anni vederle sulle punte solo perché le hanno iscritte ad una scuola di danza classica.
È stato interessante invece far vedere come pur divertendosi possano i loro figli apprendere, conoscere il proprio corpo, liberare la fantasia, sviluppare la muscolatura, e costruire così le basi per quello che sarà il percorso difficilissimo della tecnica accademica. Alcuni genitori di allievi che avevo anche negli anni passati hanno notato e molto appezzato il nuovo modo di proporre la lezione di danza.

A te quindi Marinella un ringraziamento di cuore da me e soprattutto dai miei allievi di oggi e di domani, ora sempre desiderosi curiosi, gioiosi di entrare in sala di danza per affrontare “l'itinerario”della lezione.

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