martedì 25 gennaio 2011

Relazione GIOCODANZA® di Federica Romano - Torino 2011

         Cara Marinella,

    il corso che ho frequentato è stato molto significativo per la mia esperienza di insegnante e ha soddisfatto appieno le mie aspettative, fornendomi validi e adeguati strumenti didattici per affrontare le difficoltà di approccio comunicativo e di relazione con bambini così piccoli.
    La principale difficoltà che incontravo, prima di conoscere e applicare il metodo del Giocodanza, era quella di non essere in grado di catturare l’attenzione dei bambini in modo continuativo durante tutta la lezione. Ciò, indubbiamente, era fonte di grande frustrazione per me che non riuscivo a coinvolgerli in un’attività seppur così attraente e appassionante come la danza. Penso che ciò fosse dovuto al fatto che il gioco (momento nel quale i bambini si mostravano maggiormente interessati) costituiva per me una semplice pausa di riposo dalla lezione “standard”, e non un reale strumento didattico.
    I giochi che ho sperimentato durante il tuo corso sono invece ben strutturati e finalizzati a obiettivi specifici e uniscono due ambiti per me prima separati: la tecnica della danza e il gioco. L’attenzione dei bambini è sensibilmente catturata da esercizi che di per sé possono sembrare noiosi e ripetitivi, ma che sono resi coinvolgenti da una cornice fantasiosa e ludica.
    Ho potuto sperimentare direttamente nelle mie lezioni come il gioco mi abbia aiutato a creare un clima molto più sereno e leggero perché più vicino ai bambini, e gli stessi ordini che prima faticavo eccessivamente a far eseguire, vengono ora naturalmente messi in pratica all’interno dei giochi proposti.
    Penso ad esempio alla mia iniziale difficoltà ad introdurre concetti spaziali come quelli di disporsi in fila o in linea così ben evidenziati e comunicati all’interno del “Gioco della giungla”. E’ stato sorprendente osservare come i miei allievi, durante il gioco, si disponessero in ordine in un batti baleno (cosa prima impensabile) perché bisognava attraversare un luogo angusto della giungla, o mettessero la massima attenzione nel ricordare i nomi degli angoli della stanza perché si sarebbero dovuti riparare dal leone. Così come è per me fonte di grande gioia l’abbraccio in cui i bambini, entusiasti, mi stringono al termine dei giochi.
    Al di là delle singole proposte ludiche, ho trovato inoltre molto utile osservare l’atteggiamento da te adottato durante le lezioni. Anch’io infatti, come allieva, sono stata catturata dal tuo carisma capace di trasportarci in luoghi fantastici e di drammatizzare in modo vivace le situazioni proposte. Questo mi ha permesso di ridiventare bambina per qualche ora e di immedesimarmi così nei miei piccoli allievi: se io adulta, infatti, provavo quella gioia nel giocare, potevo immaginare quale impatto potesse avere tale approccio nei bambini.
    Ho superato così il pudore iniziale che provavo nel mettermi allo stesso livello dei miei piccoli allievi e con mia grande gioia ho riaperto un cassetto che forse da troppo tempo era chiuso, quello della fantasia. Mi sono resa conto, infatti, che i molti anni di studio (scolastico, universitario, coreutico) mi avevano sì formato e fornito una solida impalcatura, ma nello stesso tempo mi avevano in qualche modo irrigidita, come tu stessa ci hai fatto spesso notare durante il corso.
   Se penso quindi ad una sostanziale differenza tra un prima e un dopo, la mia sensazione è quella di essermi appropriata di un linguaggio che mi ha permesso di colmare la distanza che prima percepivo molto forte soprattutto con i bambini più piccoli. Sento così di aver acquisito maggiore sicurezza perché ho individuato un percorso da poter ulteriormente sviluppare e approfondire.


Di questo devo ringraziare te, cara Marinella, che mi hai insegnato la lingua con cui si parla ai bambini.
Un abbraccio,
Federica.

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