venerdì 21 marzo 2014

Relazione di Marianna Brunelli - Maestra di Giocodanza®




Tesina d'esame di Marianna Brunelli
Corso di Formazione Professionale Giocodanza® 

Brescia - Anno Sociale 2013-2014

L’esperienza.   Come si può raccontare a parole quello che si è vissuto …? Bisogna ricalarsi nei ricordi e lasciarli affiorare. Rivivere l’emozione di essere ancora bambina, e danzare, sognare, immaginare mondi fantastici. 
 “Marianna continuavi a ballare per la casa, e quando a scuola ti hanno consegnato la pubblicità del corso di danza classica hai cominciato a stressarmi la vita per andarci.” Mia mamma, Rosa Maria 67 anni.
  Quanto sarebbe stato bello se a 7 anni, quando cominciai a studiare danza, la mia insegnante fosse stata così ‘illuminata’ da non girare per la stanza con un bastone, sbattere la sedia quando sbagliavamo qualcosa alla sbarra, o darci delle ignoranti se non sapevamo ripetere i nomi dei passi in francese. E fu proprio per questo motivo che a 13 anni abbandonai il corso e per tre anni smisi di ballare.

  Ma pensiamo all’oggi.  Ho scelto di lavorare con i bambini perché mi sono sempre resa conto che riesco a comunicare con loro in modo speciale, diverso.  Mi pongo su un piano che li fa sentire a loro agio. Li fa sentire liberi di esprimersi, di essere loro stessi e di liberarsi delle costrizioni che il mondo gli da. Grazie ai miei studi avevo già svariati strumenti per conoscere e capire il loro mondo, e la modalità del gioco nelle mie lezioni era già presente. Io personalmente ho sempre usato molto le favole nelle mie lezioni. Il centro di ognuna era la lettura di una favola, tra le più famose, che io a casa precedentemente preparavo in modo da sapere già cosa fare nei determinati punti, per rendere la lezione sia divertente che utile dal punto di vista della danza.  

   Il percorso di Gioco Danza® mi è particolarmente servito per arricchire il mio bagaglio di conoscenze dal punto di vista tecnico e per sviluppare ancora meglio la parte del gioco. Mi ha lasciato tanto questa esperienza. Anche per il fatto che mi ha riportato nella mia parte bambina, quella che andava a danza e voleva divertirsi, imparare, ballare, mettersi le scarpette da ballerina e sognare ..

Credo che continuare a sognare da adulti sia l’unico modo per non diventare aridi dentro. I bambini sognano sempre, giocano sempre, vivono appieno le emozioni sempre. Continuare a stimolare questi loro aspetti attraverso attività come il Gioco Danza® è un dovere degli adulti che li attorniano. Ma per farlo devono loro stessi cercare di mantenere vivo e frizzante il loro bambino interiore. Un lavoro come questo sicuramente aiuta. Mio marito mi dice sempre che io non vado a lavorare, vado a divertirmi. E questo è vero! Mi diverto un sacco in quello che faccio, mi diverto perché ci metto la mia anima fino in fondo, il mio impegno fino in fondo, la mia concentrazione fino in fondo.  Si torna a casa stanchi ma appagati. A volte svuotati. Perché i bambini sanno come portare all’estremo le nostre energie. Ma cosa c’è di meglio che vedere la CRESCITA? Che è sia interiore, dal punto di vista cognitivo ed emotivo, che esteriore, come l’acquisizione di un nuovo movimento, una postura più corretta.  
  Chi fa questo lavoro deve ricordare sempre che è un mediatore tra mondi fantastici e realtà.  È un ponte che collega concreto e sogno.
E il corso mi ha aiutata a saldare questo concetto ancora di più.  Bisogna rispettare l’essere bambino proprio per il suo essere bambino, nella sua essenza e per il suo modo di stare al mondo. Perché cercare di rendere un bambino un adulto in miniatura?!
Anche sotto il punto di vista della danza è così. Perché cercare di trasformare le bambine in piccole ballerine adulte in miniatura, quando la loro essenza è quella di essere bambine con la voglia di ballare? È giusto insegnare loro, farle crescere e formarle. Ma tutto questo processo è sacrosanto farlo nel rispetto di quello che sono.
   E il Gioco Danza fa proprio questo. Forma, insegna, educa alla danza in modo coerente e rispettoso dell’essere bambino. La società li bombarda già con giochi che li spingono ad essere quello che non sono, a togliere di mezzo la fantasia molto presto, a fare le cose con velocità e senza tempo per “stare” all’interno di un’esperienza.  Io credo che il bambino abbia bisogno di un ritorno alla lentezza. Di un ritorno all’attesa della scoperta. Ed è per questo che ho sempre utilizzato le favole nelle mie lezioni. Perché scandire i tempi per mezzo di una storia mi ha aiutata nel mio scopo, quello di ritornare all’attesa della scoperta. A volte mi è capitato di scegliere di dividere la storia in due lezioni, per lasciare le bambine con il gusto dell’attesa della volta successiva. È vero, ho sempre usato storie famose, di cui sapevano già la sinossi, ma ho visto che per loro era comunque un momento piacevole quello dell’attesa e ho fatto in modo di coltivarla.
 

Cosa mi ha lasciato il percorso di Giocodanza??                                                                                                                 
Le parole sono limitanti … ma per certo la Marianna di 7 anni che amava ballare ringrazia profondamente.

Nessun commento: